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Particolare di un tavolo in commesso fiorentino con natura morta e strumenti musicali su cui ci soffermiamo sempre durante la visita all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze

Perché visitare l’opificio delle Pietre Dure di Firenze

Sommario

Firenze è piena di piccoli musei che nascondono dei veri e propri tesori che gli amanti dell’arte non si devono lasciar sfuggire, l’Opificio delle Pietre Dure è uno di questi. Qui nascevano i cosiddetti mosaici fiorentini che adornano ancora oggi alcuni luoghi simbolo del Rinascimento fiorentino legati al potere della famiglia dei Medici.

Questo museo sospeso nel tempo, vera e propria oasi di pace, è un piccolo gioiello dove poter comprendere veramente come sono nate le grandi opere del nostro Rinascimento e poterle apprezzare in modo pieno e approfondito.

Dove si trova il Museo dell’Opificio delle Pietre dure?

Ingresso dell'Opificio delle Pietre Dure in via Alfani 78 a Firenze, a due passi dalla Galleria dell'Accademia. Da qui suggeriamo di iniziare la visita

La sede storica dell’Opificio, dove è ospitato anche il museo e dove suggeriamo di iniziare la visita, è in via degli Alfani 78, a due passi dalla Galleria dell’Accademia. Qui, oltre al museo, vi sono anche la biblioteca e l’archivio. L’Opificio ha poi altre sedi: alla Fortezza da Basso e a Palazzo Vecchio, che si occupano del restauro. Cosa c’entra il restauro con l’Opificio delle pietre dure? Continuate a leggere e lo scoprirete!

Ma andiamo per ordine:

Quando nasce l’Opificio e per volere di chi?

E qui ci dobbiamo soffermare per un secondo sulla famiglia più famosa di Firenze: i Medici.

Siamo nella seconda metà del Cinquecento e Firenze è diventata un Granducato nelle mani dei Medici. Il secondo granduca è Francesco I, il quale sposa in secondo nozze la bella Bianca Cappello, veneziana arrivata a Firenze per una fuga d’amore… Eh sì le vite dei Medici sembrano a volte dei veri e propri romanzi pieni di intrighi e colpi di scena!

Un po’ di gossip non guasta mai!

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Scopriamo allora cosa avvenne. La giovanissima Bianca aveva incontrato a Venezia il fiorentino Pietro Bonaventuri e i due erano poi fuggiti a Firenze, ma una volta sposatasi aveva scoperto che le capacità economiche del marito, come le sue attenzioni verso di lei, erano ridotte. Bianca conobbe Francesco I, figlio primogenito del granduca Cosimo I.

Francesco all’epoca non era ancora sposato, ma anche dopo il matrimonio con Giovanna d’Austria la relazione fra i due amanti non cesserà, tanto che dopo la prematura morte della legittima consorte i due convoleranno a nozze. Ma il destino si sa può essere crudele, così alla agognata felicità coniugale, dopo soli otto anni, sopraggiungerà la Nera Mietitrice. I due amanti e sposi moriranno improvvisamente e a distanza di poche ore l’uno dall’altra, nella loro villa di Poggio a Caiano. Di questa morte, come potete immaginare, sono state fatte molte ipotesi, senza cambiare l’esito finale della vicenda: nel 1587 Ferdinando, fratello di Francesco, diventò il terzo granduca di Firenze.

La Galleria dei Lavori, antenato dell’Opificio

Ma torniamo a Francesco, la sua grande passione era l’alchimia e quindi capire e studiare le proprietà dei materiali più vari, per questo nel 1586, un anno prima dell’improvvisa morte, aveva riunito nell’ala di ponente della Galleria degli Uffizi le botteghe artistiche granducali dando vita alla Galleria dei Lavori, inclusa la produzione degli oggetti in pietra dura, il cosiddetto mosaico fiorentino, e dunque vero e proprio antenato dell’Opificio delle Pietre Dure.

Ai maestri di quest’arte Ferdinando I dette in seguito l’incarico della decorazione del mausoleo dei Medici, la Cappella dei Principi nella Chiesa di San Lorenzo.

Il grandioso progetto non venne però mai portato a termine e nei musei fiorentini si rintracciano ancora alcuni elementi di quello che doveva essere l’incredibile altare della cappella.

Per realizzare tutto ciò servivano tantissime pietre, il che spiega gli sforzi nella incessante ricerca dei materiali che portò il granduca Ferdinando a proibire l’esportazione di qualsiasi pietra fuori dai confini del Granducato.

Nella foto si vede una sala dell'Opificio delle Pietre dure di Firenze con le vetrine con alcuni campioni delle pietre usate per realizzare il cosiddetto commesso fiorentino
Nelle vetrine si vedono alcuni campioni delle pietre usate e i banchi da lavoro utilizzati dagli abili artigiani dell’Opificio

Perché nasce la tecnica del commesso in pietre dure?

Ma perché creare un’opera con questa tecnica costosissima invece di un dipinto? Le pietre con i loro sgargianti colori rimangono intatte nei secoli e quindi anche se la gloria di questo mondo passa, la pietra resta a darne eterna testimonianza dando forma a opere che rimangono invariate nei secoli.

L’idea di eternarsi e di aumentare il proprio prestigio attraverso una vera e proprio propaganda artistica fa dei Medici un esempio che possiamo dire insuperato.

Una dinastia che ha influenzato e regnato per circa 3 secoli su Firenze e la Toscana e ha raggiunto una fama che poche altre dinastie, magari più potenti politicamente e con molti più secoli di storia, sono riuscite a eguagliare. Tutto questo è dovuto al ruolo che i Medici hanno dato alle arti in un sogno di immortalità divenuto realtà, basta vedere i milioni di turisti che affollano la città, le mostre d’arte, le serie TV e la profusione di libri e pubblicazioni a loro dedicati.

La tecnica del commesso fiorentino

Ma cosa è esattamente il commesso o mosaico fiorentino? In modo molto semplice potremmo dire che è una tecnica di mosaico dove le pietre sono perfettamente accostate tra loro e attraverso le sfumature naturali delle pietre stesse e senza nessuna aggiunta di colore, si va a formare o meglio a replicare un dipinto che può rappresentare una natura morta, ma anche un ritratto, un paesaggio oppure anche uno stemma di famiglia.

Detto così sembra semplice, ma in realtà la tecnica prevede molteplici passaggi e il miglior modo per capirli e vederli.

L’opificio ha realizzato un breve video esplicativo che a noi è piaciuto molto e che qui vi proponiamo

Certo il video è affascinante, ma ancora di più poter vedere gli artigiani che ancora oggi producono opere con esattamente la stessa metodologia del passato.

Allora se lo volete scoprire dal vivo perché non farlo con noi? Ecco qua sotto la nostra proposta di tour per i veri amanti dell’arte.


Ma dobbiamo ancora rispondere alla domanda posta all’inizio…

Cosa c’entra l’Opificio delle Pietre Dure con il restauro?

Forse vi sarà capitato di vedere in televisione o sui giornali la presentazione di alcune opere d’arte subito dopo il restauro, come i bronzi di Riace, la Madonna del Cardellino di Raffaello, la Decollazione di San Giovanni Battista di Caravaggio oppure più recentemente l’Adorazione di Leonardo da Vinci o le porte del Battistero di Firenze. Ecco tutte queste opere sono state restaurate dall’Opificio delle Pietre Dure, oggi probabilmente il più prestigioso centro per il restauro al mondo, con all’interno una Scuola di Alta Formazione. La creazione di un centro per il restauro risale al 1932, grazie allo storico dell’arte Ugo Procacci, vero e proprio pioniere del settore che ebbe la brillante intuizione di unire la ricerca scientifica alle allora più artigianali tecniche di restauro.

I manufatti in pietra dura con il passare del tempo e la scomparsa del Granducato erano sempre meno richiesti proprio per il loro costo elevato. Al vero e proprio intarsio di pietre semipreziose nel tempo si erano affiancate anche altre tecniche come la scagliola, ma l’Opificio rischiava comunque di chiudere e con esso avremmo perduto anche la sapienza tecnica e manuale che si tramandava di generazione in generazione al suo interno. Tutta questa maestria si è fortunatamente rivolta verso il settore del restauro, partendo proprio da quei manufatti in pietra dura che costituirono l’origine della manifattura stessa e da allora sono passati quasi 100 anni dalla fondazione del nuovo ruolo dell’Opificio, che si è affermato come centro di eccellenza mondiale del restauro.

Se volete scoprire di più sulle molteplici attività dell’Opificio, o se siete aspiranti restauratori, ecco il link al sito ufficiale.

Per i veri appassionati o per coloro che amano vedere il “dietro le quinte” dell’arte, sappiate che si possono organizzare visite anche all’interno dei laboratori, se siete alla ricerca di qualcosa di diverso e di esclusivo questa potrebbe essere la visita che stavate cercando. Per avere maggiori informazioni scriveteci a info@iconatoscana.it

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